Baby Driver – La recensione


2016 - 2019, Recensioni / giovedì, Settembre 14th, 2017

L’ultimo film di Edgar Wright, con Ansel Elgort, Lily James, Kevin Spacey e Jamie Foxx, è un’opera di intrattenimento realizzata in modo autoriale.

Baby, pilota che mette a disposizione le sue doti a pericolosi rapinatori per saldare un debito, soffre di acufene in seguito ad un incidente stradale da bambino, e per soffocare il continuo fischio nelle sue orecchie è costretto ad ascoltare musica ininterrottamente dai suoi numerosi I-pod. Quando pensa di essere libero una volta per tutte e di potersi dedicare alla sua ragazza Debora, viene coinvolto in un nuovo colpo, ancor più pericoloso.

Immagine correlata

Il regista Edgar Wright ha dichiarato che Baby Driver è “un musical con gli inseguimenti in macchina“. E infatti, le rapine e le fughe si muovono a ritmo di musica, la quale è utilizzata in modo azzeccatissimo nelle scene d’azione. Al contrario, alcune canzoni sembrano inserite a caso nelle scene di tensione (ad esempio Tequila dei The Champs o Never, never gonna give you up di Barry White), invece producono un effetto spiazzante e quasi comico, che risulta fresco e gradevole.
Il montaggio ben fatto ci regala dei tagli intelligenti, come per esempio quando un cestello della lavatrice diventa un LP sul giradischi.
La regia è abile e movimentata; Wright dimostra di aver messo le sue doti artistiche a disposizione della storia che sta raccontando. Ci sono varie sequenze che colpiscono per la precisione registica e coreografica, ma quelle che restano più impresse sono la sequenza iniziale e i titoli d’apertura.

La sequenza iniziale di 6 minuti uniti ai titoli d’inizio sono una sorta di riassunto in breve di quello che sarà Baby Driver, una specie di trailer dentro al film stesso. Infatti, nella prima scena assistiamo subito ad una rapina e al modus operandi del nostro protagonista, pilota canterino e ballerino. I titoli d’inizio, forse ancora più riusciti della scena precedente, sono un bellissimo piano sequenza, dove vediamo Baby camminare a ritmo di musica per comprare il caffè ai suoi partners in crime. Vedendo questa scena, non ho potuto non pensare ai titoli d’apertura di La febbre del sabato sera, in cui John Travolta camminava a ritmo di Staying Alive dei Bee Gees per poi fermarsi a comprare la pizza.

Continuando con la visione di Baby Driver, un altro film a cui probabilmente Edgar Wright si è ispirato è Grease. Il film trasuda infatti di atmosfere anni ’50, dalla scelta della palette dei colori, all’ambientazione nella tavola calda dalle luci al neon.

Purtroppo, Baby Driver ha anche dei difetti. Intanto, i “cattivi” del film non sono particolarmente malvagi, e finiscono per diventare dei personaggi dimenticabili. Anche il protagonista stesso pecca un po’ di caratterizzazione, ma è l’unico con cui lo spettatore può immedesimarsi. Tutto viene infatti filtrato attraverso il punto di vista di Baby, e come Baby ha l’acufene, così lo spettatore sente un fischio o in maniera ovattata in tutte le scene dove Baby non ha le cuffiette. Inoltre, nella parte finale, la pellicola cade un po’ nell’esagerazione. Anche se è un film d’azione, poteva concludersi in modo meno rocambolesco.Risultati immagini per baby driver

Deboli anche le performance degli attori, perfino di Kevin Spacey e di Jamie Foxx. Strano a dirsi ma la prova attoriale più convincente la fornisce proprio Ansel Elgort che, con il suo broncino, riesce a dire abbastanza con poco.

Immagine correlata

Non so sinceramente se lo rivedrei una seconda volta, ma è ben vero che alcune scene, soprattutto quelle iniziali, sono memorabili. Tutto sommato, Baby Driver è un buon film per svagarsi, ma con stile.


 

Un Commento a “Baby Driver – La recensione”

I Commenti sono chiusi.