Barriere & Il diritto di contare: 4 caratteristiche comuni (+1 diversa)


2016 - 2019, Recensioni / sabato, Febbraio 25th, 2017

Ho visto Barriere e Il diritto di contare e mi sono accorta che, fatte le debite differenze, alla fine questi due film non sono poi così diversi. Ho deciso quindi di analizzarli nello stesso articolo per metterne in evidenza gli aspetti comuni.

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1. Saranno entrambi presenti a gli Oscar

Barriere (in originale Fences) di Denzel Washington, qui sia regista che attore protagonista, è candidato a 4 Oscar, in particolare Miglior film, Miglior sceneggiatura non originale, Miglior attore protagonista e Migliore attrice non protagonista. Il diritto di contare, traduzione non molto letterale di Hidden Figures, è presente in 3 categorie: Miglior film, Miglior sceneggiatura non originale, Miglior attrice non protagonista. Come avete potuto leggere, le candidature in comune sono ben 3.

2. Entrambi sono candidati per la Miglior sceneggiatura non originale

La sceneggiatura di Barriere è stata scritta da August Wilson, che l’ha tratta dal suo testo teatrale omonimo del 1983, vincitore del premio Pulitzer per la drammaturgia. Il diritto di contare è invece basato sul libro Hidden Figures: The Story of the African-American Women Who Helped Win the Space Race di Margot Lee Shetterly. La sceneggiatura è stata scritta da Theodore Melfi (anche regista del film) e Allison Schroeder. La diversa provenienza (pièce teatrale Vs. libro) ha probabilmente influenzato il risultato finale: se Barriere è poco coinvolgente e un po’ pesante, Il diritto di contare, pur nella sua semplicità e leggerezza, è brillante, magnetico ed anche divertente.

3. Tutti e due trattano della questione razziale

Dopo le polemiche della scorsa edizione degli Oscar, quest’anno si è cercato di rimediare candidando alcuni film e attori di colore. Inoltre, Barriere e Il diritto di contare trattano della discriminazione razziale. Più precisamente, Barriere la pone sullo sfondo, mentre Il diritto di contare ne fa il tema principale.

Trama di Barriere: ex promessa del baseball e poi netturbino nella Pittsburgh degli anni ’50, Troy Maxson combatte ogni giorno contro le ingiustizie sociali e i demoni del passato. Spirito indomabile e loquace, ha una moglie, un’amante, un fratello mentalmente instabile, un amico inseparabile e due figli di cui non approva le vocazioni. Chiuso nel recinto che sta costruendo per la moglie Rose e in quello che ha innalzato nel cuore, Troy è un’onda implacabile che manda in pezzi tutta la sua famiglia. Infatti, Troy impedisce al figlio minore di intraprendere la carriera nel football, facendosi odiare da lui; inoltre, confessa alla moglie il suo tradimento e spalanca tra loro un abisso di dolore. Rimasto solo nel cortile del suo scontento, Troy non può fare altro che aspettare la morte.

Trama de Il diritto di contare: primi anni Sessanta.Tre donne afro-americane, Katherine Johnson, Dorothy Vaughn e Mary Jackson, lavorano alla Nasa; sono tre menti brillanti, che collaborano moltissimo per portare l’America nello spazio, ma essendo donne e afro-americane devono combattere tutti i giorni contro gli stereotipi di genere e razziali e spesso vengono relegate a compiti marginali. Grazie alla loro ostinazione, ma anche alle loro menti geniali, riusciranno ad ottenere tre tra le più alte posizioni alla Nasa. Infine, grazie soprattutto ai calcoli di Katherine Jackson, John Glenn sarà il primo astronauta americano ad andare in orbita.

Se gli stereotipi razziali sono la molla che permette a Katherine, Dorothy e Mary di ribellarsi e cercare di cambiare la loro posizione lavorativa, per Troy sono invece una prigione. Questo non permette al figlio di giocare a football perché, memore della sua esperienza nel baseball, sa che lo terranno sempre in panchina in quanto di colore. Non contento del suo lavoro da netturbino, Troy riesce ad ottenere una promozione, ma questo non basta a renderlo felice e quindi si sfoga con l’amante, mettendo a rischio la felicità della sua famiglia. In Barriere tutto è riconducibile alla rinuncia, da parte del protagonista, delle proprie aspirazioni, in una sorta di (auto)esclusione data dal colore della pelle.

4. Entrambi puntano sulla recitazione degli attori

Quando c’è un testo teatrale fondato su dialoghi incalzanti o una storia bella (e soprattutto vera) da raccontare, spesso si tralasciano gli aspetti tecnici e si punta tutto sull’interpretazione degli attori. Così è accaduto anche per Barriere e Il diritto di contare, che infatti vantano attori di prima categoria. Anche la critica ha premiato le prove attoriali: ad esempio, sia Denzel Washington che Viola Davis (protagonisti di Barriere) sono candidati agli Oscar per Miglior attore protagonista e attrice non protagonista, e così Octavia Spencer per Il diritto di contare. Tra i premi già vinti, Viola Davis ha portato a casa il Golden Globe e il BAFTA, mentre Denzel Washington il SAG Award; nella stessa manifestazione, Il diritto di contare ha invece preso il premio per Miglior cast in un film.

In Barriere tutto è sistemato per dare un significato ai gesti e alle parole dei protagonisti. E’ un film ricco di monologhi, che permettono a gli attori principali di esprimere le loro capacità al meglio. Tra l’interpretazione di Denzel Washington e quella di Viola Davis ho preferito quest’ultima, che nella notte degli Oscar potrebbe essere davvero la candidata più papabile tra le attrici non protagoniste.

Il cast de Il diritto di contare è veramente molto equilibrato. Le tre bravissime protagoniste (Taraji P. Henson, Octavia Spencer e Janelle Monáe) si sono messe al servizio della storia, supportate da un cast bianco scelto con intelligenza: da Kevin Costner, burbero quanto basta, a Kirsten Dunst e Jim Parsons, un po’ rigidi e un po’ ariani, passando per il Glen Powell perfetto per un simpatico e progressista John Glenn.

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In conclusione, ecco il punto 5 (già un po’ anticipato nel punto 2): malgrado gli aspetti in comune, che spero non siano sembrati forzati, il risultato ottenuto da i due film è diverso. Barriere è ricco di allegorie, tipiche del teatro, che tuttavia non coinvolgono molto lo spettatore. Il diritto di contare è sicuramente meno ambizioso, più un feel good movie, che però soddisfa il pubblico.

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