LFFEC: Ghost Stories – La recensione


2016 - 2019, Festival, Lucca Film Festival, Recensioni / venerdì, Aprile 20th, 2018

Ghost Stories di Jeremy Dyson e Andy Nyman è un omaggio alla tradizione horror britannica, con un teatrale colpo di scena finale.

Il Professor Philip Goodman (Andy Nyman), noto a tutti per il suo proverbiale scetticismo nei confronti di qualsiasi evento sovrannaturale, conduce un programma televisivo nel quale smaschera false sedute spiritiche e sedicenti sensitivi. Quando gli viene affidato il compito d’indagare su tre sconcertanti casi di attività paranormale (tra cui quello di Mike Priddle, interpretato da Martin Freeman), Goodman inizia a scavare sempre più a fondo, ignaro del fatto che i tre casi finiranno per rivelare, ciascuno a suo modo, dei misteri terrificanti, ben oltre la sua stessa immaginazione.

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Il film è tratto dall’omonima pièce teatrale scritta dagli stessi Jeremy Dyson e Andy Nyman e debuttata nel 2010. Per pubblicizzare lo spettacolo non si faceva uso di manifesti o foto, ma nel foyer del teatro venivano esposti dei video che mostravano le reazioni scioccate del pubblico. Al termine della rappresentazione, un messaggio registrato invitava gli spettatori a mantenere il segreto su Ghost Stories.

Ghost Stories vorrebbe indagare il conflitto tra credenza e razionalità, conflitto che è caratterizzante della nostra società e del nostro essere. Tutti noi abbiamo infatti un rapporto con la spiritualità, la quale può essere chiamata e vissuta in modi diversi (per alcuni vuol dire fede, per altri superstizione, e così via) oppure viene soffocata, repressa, rispetto a ciò che è materiale, terreno.

Nel film di Dyson e Nyman si parla dei fantasmi che sono intorno a noi e in ognuno di noi.

I temi di partenza sono dunque interessanti, ma l’introspezione psicologica dei personaggi – sebbene sia presente – non è così incisiva, e la lotta interiore del protagonista viene poi sviluppata diversamente.

Ghost Stories è suddiviso in episodi: ogni caso paranormale viene raccontato singolarmente, ma comunque all’interno di un’unica cornice narrativa. Non è un horror scioccante, anzi, in alcuni passaggi fa anche sorridere grazie ad alcune battute umoristiche in perfetto stile inglese. Diciamo che se inizialmente sarete un po’ scettici come il professor Goodman, il finale vi turberà più dei tre casi soprannaturali raccontati precedentemente. È vero che l’attesa ha la funzione di creare maggiore tensione, ma forse i due registi nonché sceneggiatori potevano sprecarsi meno nel racconto degli eventi paranormali e prestare più attenzione al colpo di scena finale che, nonostante sia particolareggiato, risulta un po’ anonimo e artificioso.

Ciononostante, in Ghost Stories ci sono numerose trovate intelligenti, come l’umorismo che alleggerisce il tono del film, alcune scelte registiche non scontate, e lo stesso colpo di scena finale che – malgrado sia un po’ prevedibile – eleva la pellicola, rendendola più di un semplice horror paranormale. Nel complesso però la sensazione è che si potesse fare di più.

In definitiva, Ghost Stories è un film senza tante pretese ma comunque godibile. Sarebbe interessante vedere la versione originale; probabilmente a teatro l’effetto sorpresa avrà funzionato meglio.