La La Land – Un musical malinconico


2016 - 2019, Recensioni / sabato, Gennaio 28th, 2017

Come saprete, il nuovo film di Damien Chazelle ha vinto 7 Golden Globe ed ha fatto incetta di nomination agli Oscar (ben 14). Dopo averlo visto, posso confermare che è tutto meritato. La La Land è un atto di amore verso il cinema, dedicato ai sognatori.

La La Land è, in parte, un omaggio al musical hollywoodiano classico: musica jazz, coreografie che ricordano quelle di Fred Astaire e Ginger Rogers o di Cantando sotto la pioggia. Allo stesso tempo, è una pellicola musicale che si discosta dalla tradizione: qui il musical non è un mezzo per scappare dalla realtà, ma per interpretarla e viverla.

La la land ci parla della realtà di Los Angeles, citata anche nel titolo. Infatti, la City of stars non è solo la cornice di ambientazione, ma anche la terza protagonista del film: un luogo affascinante e sfavillante, dove gli artisti approdano con i loro sogni, come vediamo nella scena iniziale, in cui nel mezzo di un ingorgo stradale gli automobilisti escono dalle macchine, ballando e cantando, trasmettendoci positività.

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Ma Los Angeles è anche una città crudele, fatta di ombre, nella quale i sogni non si realizzano con facilità, anzi, il percorso è difficile, pieno di impedimenti. Lo dimostrano le storie di Mia (Emma Stone) e Sebastian (Ryan Gosling). Aspirante attrice lei, pianista jazz lui; Mia vuole sfondare a Hollywood, ma viene sempre scartata ai provini; Sebastian intende aprire un locale per non far morire il jazz, nel frattempo si guadagna da vivere suonando pezzi che non lo rappresentano in altri locali. Ecco che la positività della scena iniziale progressivamente lascia spazio ad un sentimento di malinconia, sottolineato ulteriormente dalla colonna sonora al pianoforte e dalla scelta del regista, insieme al direttore della fotografia Linus Sandgren, di girare molte scene tra le sei e le sette di sera per sfruttare la luce del crepuscolo: una luce tra il rosso del tramonto e il blu della notte, che incanta e lascia senza fiato.

La la land è una gioia per gli occhi; è un film denso di poesia, sia nello stile che nei contenuti.

La regia è magnifica. Damien Chazelle sceglie di girare in CinemaScope (una tecnica nata proprio negli anni Cinquanta), che gli permette di aumentare il campo visivo della cinepresa. Nelle sequenze musicali utilizza movimenti di macchina da capogiro (attraverso dolly e steadicam), senza interrompere mai la ripresa dell’azione. La cinepresa ci accompagna nel turbinio delle emozioni dei personaggi, danzando con loro.

Anche la fotografia, come ho già anticipato, è perfetta. I colori sono nitidi e vivaci; prevalgono il blu, il rosso e il giallo.

A livello di contenuto, La la land racconta una storia ordinaria: due ragazzi con aspirazioni diverse si incontrano, si innamorano, si fanno forza a vicenda per esaudire i loro sogni. La storia d’amore tra Sebastian e Mia, pur essendo molto romantica, non cade nello sdolcinato; è una storia realistica, che stringe i cuori di chiunque, anche di chi, per vergogna, dice di non credere nel romanticismo.

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I momenti di ballo e canto non sono eccessivi, perciò saranno apprezzati anche da chi non ama particolarmente i musical. La colonna sonora di Justin Hurwitz è in linea di massima molto malinconica, come tutto il film, del resto. Le sequenze di Sebastian al piano sono veramente emozionanti.

Emma Stone e Ryan Gosling sono in stato di grazia, perfettamente a loro agio anche nel cantare e nel ballare. Entrambi interpretano i loro personaggi in modo “umano”, mettendone in risalto insicurezze e fragilità.

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Insomma, questo film è molto bilanciato: da un lato ricorda il cinema del passato, dall’altro utilizza tecniche di ripresa moderne; è una commedia romantica, ma non scontata; è un film che fa sognare ma, allo stesso tempo, “con i piedi per terra”, in quanto ci ricorda che per esaudire i nostri sogni dobbiamo comunque rinunciare a qualcosa. È, in sostanza, un connubio perfetto tra cinema di intrattenimento e cinema d’autore.

 

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