L’ora più buia – La recensione


2016 - 2019, Recensioni / giovedì, Gennaio 18th, 2018

L’ora più buia (Darkest Hour) di Joe Wright è una pellicola storica dal taglio teatrale, con una compostezza scenica tipica dei film inglesi.

Il film ripercorre le tappe più salienti dei primi mesi del governo Churchill, a partire dalla sua nomina – voluta dai labouristi ma mal vista dal Re e dai compagni di partito – in seguito alle dimissioni di Neville Chamberlain, passando per l’operazione Dynamo, fino alla decisione di non avviare i negoziati di pace con la Germania nazista.

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Casualmente o volutamente, L’ora più buia è la perfetta controparte del Dunkirk di Christopher Nolan, nel quale l’operazione Dynamo viene mostrata dal punto di vista dei soldati inglesi, mentre nel film di Wright se ne racconta l’ideazione da parte del Primo Ministro e l’opposizione degli altri appartenenti al Consiglio di Guerra, in primis Lord Halifax e lo stesso Neville Chamberlain, che la consideravano un suicidio. D’altronde, in quei giorni bui per l’Europa, quasi tutte le decisioni vennero prese in solitaria, con coraggio, orgoglio e un briciolo di presunzione da parte di quella personalità complessa di Winston Churchill.

Come gli rimprovera la moglie Clementine (Kristin Scott Thomas), con l’avanzare dell’età Winston sta perdendo le buone maniere, anche con chi è dalla sua parte (vedi la povera segretaria personale interpretata da Lily James), e sta diventando sempre più cinico, sprezzante e testardo, senza mai però abbandonare il suo sense of humor. Un personaggio che probabilmente farà vincere l’Oscar a Gary Oldman, il quale ha fatto un gran lavoro di postura, intonazione e caratterizzazione psicologica, risultando a tratti un adorabile e sarcastico vecchietto, per poi trasformarsi nel più irascibile e cocciuto delle personalità politiche. La sua recitazione, seppur teatrale e classica, è impeccabile e rapisce lo spettatore in ogni scena. In pochi come Oldman sono in grado di incutere terrore anche sotto un viso paffuto, realizzato magnificamente dal reparto trucco. 

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Il film si svolge come un’opera teatrale, in tre o quattro ambientazioni (le stanze private di Churchill, il bunker del gabinetto di guerra, il Parlamento e Buckingham Palace). Le scenografie ricostruite in studio, talvolta imponenti da inghiottire gli attori, talvolta semplici quadri in cui i personaggi si muovono, sono accompagnate da una fotografia quasi espressionista, caratterizzata da luci ed ombre che cadono sui personaggi e ne sottolineano lo stato d’animo. L’uso della scenografia e della fotografia mi ha riportato ai film Il gabinetto del dottor Caligari e Quarto Potere.

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Sebbene L’ora più buia non manchi dal sollevare alcuni interrogativi sull’operato di Churchill, in particolar modo sulle sue decisioni dalle conseguenze devastanti (emblematica in tal senso la battuta con cui si chiude il film), avrebbe potuto farlo con uno sguardo ancora più scettico e affilato, come quello tentato dalla serie Netflix The Crown. Tuttavia, il prodigio di Gary Oldman è tale da mettere in ombra gli eventuali difetti del film.

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