Molly’s Game – La recensione


2016 - 2019, Recensioni / martedì, Aprile 24th, 2018

Molly’s Game, scritto e diretto da Aaron Sorkin, è un film biografico basato sulla vera storia di Molly Bloom, la “principessa del poker”.

Archiviata la carriera sciistica in seguito ad un incidente, Molly Bloom (Jessica Chastain) si reinventa nel mondo delle bische clandestine. Tra personalità importanti quali attori di Hollywood, rockstar, politici e perfino membri alla mafia russa, Molly gestisce il giro dei pokeristi finché alla sua porta non bussa l’FBI.

Quella di Molly Bloom è una storia perfetta per essere raccontata al cinema, e non era difficile immaginare che sarebbe stato Aaron Sorkin ad adattarla per il grande schermo. Come di consueto, la sua è una sceneggiatura verbosa e impegnativa, ma anche dinamica e intrigante.

“Winston Churchill definì il successo come la capacità di passare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo.”

In genere, i personaggi ritratti da Sorkin sono eroi e antieroi allo stesso tempo, che vivono una vita piena di sfide, scandita dal successo e dal fallimento (non necessariamente in questo ordine). È interessante notare che i protagonisti delle sceneggiature di Sorkin sono sempre stati uomini, mentre questa volta lo sceneggiatore si è dovuto confrontare con una figura femminile e ha cercato di assumerne il punto di vista; la vicenda viene infatti raccontata per lo più dalla voce fuori campo della protagonista. Molly ha fin da bambina un rapporto conflittuale con il padre (Kevin Costner), mentre da grande è costretta a subire i capricci dei suoi clienti – tutti uomini – e a difendere il suo buon nome dalle accuse diffamatorie dell’FBI e dall’iniziale scetticismo del suo avvocato difensore (Idris Elba).

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Per Molly’s Game, il premio Oscar si è voluto cimentare per la prima volta anche nelle vesti di regista, rifacendosi per tecnica ad alcuni dei suoi precedenti collaboratori, come David Fincher (The Social Network) e Danny Boyle (Steve Jobs). Se lo stile di scrittura è inconfondibile (o si ama, o si odia), proprio la regia manca di personalità. Nell’adattare per il cinema il libro della vera Molly Bloom, Sorkin sceglie di dare più potere alle parole che alle immagini, le quali sono puramente funzionali. Nonostante ciò, ci sono comunque alcune scene registicamente interessanti e un ottimo uso del montaggio che, soprattutto nell’alternare passato e presente, rompe uno schema narrativo altrimenti troppo piatto.

Jessica Chastain è perfetta nel ruolo della protagonista, una donna dall’intelligenza irresistibile che si è fatta da sé senza dimenticare l’etica professionale. Ad eccezione del padre e dell’avvocato che alla fine della pellicola escono riabilitati, i personaggi maschili sono uno più crudele dell’altro, forse anche in maniera eccessiva, ma bisogna ricordare che il film abbraccia totalmente la versione dei fatti di Molly che è stata confermata anche durante il processo.

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Malgrado qualche banalizzazione e lungaggine di troppo, Molly’s Game è un film abbastanza riuscito e perfettamente in linea con le altre opere di Aaron Sorkin.