Ritratto della giovane in fiamme – La recensione


2016 - 2019, Recensioni / giovedì, Dicembre 19th, 2019

Ritratto della giovane in fiamme, vincitore della migliore sceneggiatura al 72° Festival di Cannes, è un film in costume tutto al femminile.

XVIII° secolo. Marianne (Noémie Merlant), pittrice di talento, viene ingaggiata per fare il ritratto di Héloïse (Adèle Haenel), una giovane donna costretta dalla madre (Valeria Golino) a lasciare il convento dopo la morte di sua sorella per sposare l’uomo a lei destinato. Visto che Héloïse rifiuta di posare per il quadro che andrà al suo futuro sposo, Marianne dovrà fingersi la sua dama di compagnia e dipingerla di nascosto. Durante le loro passeggiate sulla spiaggia dell’isola francese che le accoglie, tra le due giovani donne scatta un amore travolgente e inaspettato.

ritratto della giovane in fiamme

Tra richiami a Lezioni di piano (l’ambientazione storica e geografica, il tema del matrimonio combinato e della libertà sessuale) e Chiamami col tuo nome (l’arrivo dell’ospite, la nascita di un amore “proibito”, il tempo che scorre via inesorabile), Ritratto della giovane in fiamme aggiorna il film in costume e trova il suo spazio nella riflessione postmoderna sull’atto del guardare e dell’essere guardati.

La regista Céline Sciamma inserisce il tema dell’immagine e di come questa sia frutto di chi la realizza come di chi la guarda.

Se, infatti, Marianne osserva di nascosto i tratti di Héloïse per ritrarla, allo stesso tempo Héloïse guarda Marianne guardare lei. In un incedere lento, le due donne si conoscono sempre più intimamente e il loro rapporto di disparità (dove Marianne rappresenta la parte avvantaggiata) diventa un rapporto di parità. Marianne, infatti, confesserà il suo reale scopo e Héloïse accetterà di posare per lei. A quel punto, entrambe sono consapevoli di partecipare nella stessa misura alla realizzazione del dipinto. Altri elementi che tornano nel corso del film a sottolineare l’importanza dello sguardo sono lo specchio e il mito di Orfeo e Euridice.

ritratto della giovane in fiamme

Anche l’amore tra le due protagoniste è rappresentato come un atto di creazione.

Proprio Héloïse, la più inesperta in amore tra le due, comprende che essere innamorati significa sentirsi come se si stesse creando qualcosa. Céline Sciamma tratteggia la relazione tra Marianne e Héloïse in modo delicato ma non castigato (dopo la pesca del film di Guadagnino, qui è l’ascella a diventare un oggetto del desiderio). “Volevo mostrare passo dopo passo come sia innamorarsi, il puro piacere di innamorarsi e di vivere il presente. Ma volevo allo stesso tempo scrivere del ricordo di una storia d’amore, di come resta dentro di noi con tutta la sua forza”, ha spiegato la regista. Ritratto della giovane in fiamme, infatti, si apre nell’atelier di Marianne e le immagini che seguono sono la rievocazione, il ricordo della storia d’amore con Héloïse. In questo modo, il film diventa ancora più struggente.

I corpi aggraziati delle magnetiche Noémie Merlant e Adèle Haenel si muovono nello spazio assumendo pose pittoriche ma non eccessivamente plastiche. Ogni fotogramma di Ritratto della giovane in fiamme è come un quadro in movimento. Merito anche della fotografia dai colori nitidi di Claire Mathon.

ritratto della giovane in fiamme

Da un punto di vista musicale, Sciamma sceglie di utilizzare solo musica diegetica e, nelle rare occasioni in cui vi ricorre, dà vita a sequenze di grande impatto, come quella del falò sulla spiaggia. I costumi, creati da Dorothée Guiraud, sono anch’essi essenziali. Ciascun personaggio ha una sorta di uniforme, un abito che torna spesso nel corso del film e assume un significato.

Qualcuno potrebbe rimproverare a Céline Sciamma di aver escluso totalmente dalla storia il punto di vista maschile. Ma dietro a un film come Ritratto della giovane in fiamme c’è una grande sensibilità, che può arrivare al cuore di tutti, donne e uomini.