Silence – La recensione


2016 - 2019, Recensioni / sabato, Febbraio 4th, 2017

Devo ammettere che non è stato semplice recensire il nuovo film di Martin Scorsese. Silence non è certo una pellicola facile da digerire, soprattutto per i temi di cui parla (compassione, sacrificio, fede) e di come li tratta. Ho dovuto riflettere molto dopo averlo visto perché, per essere sincera, mi ha lasciato alcuni interrogativi. In realtà, non sono riuscita a capire se questo fosse lo scopo consapevole del regista oppure ci fossero dei difetti nella sceneggiatura. Probabilmente entrambe le cose. Visto però il lungo lavoro dietro (era 28 anni che Scorsese desiderava fare questo film), voglio credere che il maestro abbia volutamente lasciato aperte alcune questioni, per stimolare lo spettatore a darsi da solo delle risposte, rendendolo così attivo e non semplice osservatore.

Il film è basato sull’omonimo libro di Shusaku Endo, pubblicato nel 1966.

Portogallo, 1633. Due giovani gesuiti, Padre Rodrigues (Andrew Garfield) e Padre Garupe (Adam Driver) sono sconvolti dalla notizia che il loro mentore, Padre Ferreira (Liam Neeson), dopo essere partito per evangelizzare il Giappone, ha rinnegato la fede, diventando apostata. I due decidono di partire per l’Estremo Oriente nella speranza di rintracciarlo, pur sapendo che il percorso non sarà facile, dato che in Giappone i cristiani sono ferocemente perseguitati.

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Il viaggio intrapreso per ritrovare Padre Ferreira si trasforma dapprima nel viaggio tra le sofferenze dei giapponesi cristiani e, successivamente, nel viaggio interiore di padre Rodrigues. Infatti, man mano che la vicenda prosegue, il gesuita è sempre più tormentato e le sue certezze religiose cadono. In particolare, si chiede: fino a che punto può spingersi la propria fedeltà ad una religione quando la vita degli altri è in pericolo? Rodrigues inizialmente crede che essere dei veri cristiani significa essere pronti a sacrificare la propria vita in nome di Cristo. Poi, divenuto ostaggio dei giapponesi, capisce che i cristiani non sono perseguitati a causa della religione professata, ma per la sua presenza e per quella di tutti gli altri gesuiti. Il Giappone vede infatti l’evangelizzazione dei gesuiti un mezzo per colonizzare il paese, e dunque la rifiuta categoricamente. A questo punto Scorsese sembra sospendere il giudizio su chi abbia ragione (i gesuiti o i giapponesi?), lasciando decidere lo spettatore da che parte stare.

Sembra strano ma la regia di Scorsese non si fa notare più di tanto: tranne qualche carrellata, la macchina da presa è piuttosto statica, anche se effettivamente alcune inquadrature sembrano veri e propri quadri. Comunque, le inquadrature più originali sono quelle dall’alto, le quali credo volessero simboleggiare lo sguardo di Dio sugli uomini.

La fotografia di Rodrigo Prieto (candidata all’Oscar) è azzeccata. Le scene negli interni sono caratterizzate da colori caldi, ottenuti attraverso l’uso di candele come fonti di illuminazione.

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Negli esterni dominano colori freddi come il blu, il verde scuro, il grigio e il bianco.

Un elemento che ricorre in molte scene è la nebbia. Pure questa credo che sia simbolica e che voglia sottolineare le insicurezze di padre Rodrigues. In una scena del film, la nebbia sul fiume mi ha ricordato quella di Apocalypse Now, anche se i toni di colore sono decisamente diversi. silencenebbia

Ho trovato azzardata ma geniale la scelta di non utilizzare una vera e propria colonna sonora. Il film è accompagnato dalle parole dei personaggi e da i suoni della natura, e niente più. Il silenzio è veramente un coprotagonista.

Per il mio modestissimo parere, Andrew Garfield è stato veramente una sorpresa. È riuscito ad interpretare il tormentato padre Rodrigues senza essere caricaturale. Inoltre il suo personaggio è l’unico ad essere sempre presente sulla scena. Adam Driver, con le sue espressioni corrucciate, è adatto ad interpretare Padre Garupe, in quanto più cinico di Padre Rodrigues. Ancora una volta, ho trovato un rimando ad Apocalypse Now: il personaggio di Padre Ferreira ricorda il colonnello Kurtz. Non ho contato i minuti esatti, ma Liam Neeson è presente veramente in poche scene.

Silence è un film meditativo che, malgrado la durata leggermente eccessiva, merita una seconda visione, soprattutto per capirlo meglio.

[disclaim]ATTENZIONE: SEGUE SPOILER[/disclaim]


Quando Rodrigues capisce che i gesuiti sono la causa delle persecuzioni, segue le orme di Padre Ferreira: decide di abiurare per salvare la vita a tutti i cristiani giapponesi. Il gesto simbolico di calpestare l’immagine di Cristo non cancella però l’appartenenza personale ad una religione. Lo dimostra anche il personaggio di Kichijiro, che abiura ripetutamente per non essere ucciso, ma alla fine chiede sempre di essere confessato per i suoi peccati. Allora, forse il messaggio finale è proprio questo: l’abiura non è la vittoria della persecuzione sull’attività missionaria, ma l’accettazione della religione come dimensione personale, libera da condizionamenti e imposizioni altrui.


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