Stronger – La recensione


2016 - 2019, Recensioni / martedì, Dicembre 19th, 2017

Stronger, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, è l’ennesima storia edificante hollywoodiana su un uomo ordinario che viene innalzato a simbolo di resilienza.

Il nuovo film di David Gordon Green racconta la vera storia di Jeff Bauman, l’uomo che nel 2013 perse entrambe le gambe nell’attentato alla maratona di Boston, e che diventò un eroe nazionale per aver identificato uno degli attentatori.

In particolare, il film si concentra sul trauma e sull’adattamento post-amputazione di Jeff.
L’attentato non viene infatti enfatizzato o caricato in modo eccessivo, e inizialmente viene mostrato esternamente; soltanto più avanti, tramite due flashback, vediamo il momento dell’esplosione dal punto di vista di Jeff. La convalescenza è invece rappresentata in tutta la sua crudezza. Toccante e disturbante la scena del cambio delle bende.

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Oltre all’handicap fisico, Jeff si trova ad affrontare prove non facili per la sua salute mentale: insieme a lui proviamo rabbia per l’accanimento mediatico nei suoi confronti e per i familiari irritanti e ipocriti che lo circondano, nonché dispiacere per l’America che non accetta il fallimento e perciò ha bisogno incessantemente di eroi per mostrarsi al mondo come una nazione invincibile e forte.

Sventurata la Terra che ha bisogno di eroi

Vita di Galileo, Bertold Brecht

Ma forse, ancor più che un film sulla disabilità e sul disturbo post-traumatico, Stronger racconta una storia d’amore.

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Man mano che il film avanza, si focalizza sempre più sui problemi affettivi del protagonista e sulla sua burrascosa relazione con la fidanzata Erin. Così facendo, Stronger finisce però per risultare troppo sentimentale e perfino noioso. Inoltre, il tema dell’esposizione mediatica, malgrado fosse uno degli spunti più interessanti del film, non è stato approfondito a sufficienza e addirittura viene trattato in modo contraddittorio. Infatti, alla fine Jeff è felice di essere un simbolo di speranza per tutti gli americani, ribaltando il messaggio trasmesso nella prima parte del film.

Della parte finale si salva soltanto il dialogo con Carlos, l’uomo che bloccò l’emorragia di Jeff con due lacci emostatici salvandogli la vita. Dal loro incontro emerge infatti che non c’è niente di eroico dietro i loro gesti, ma semplici coincidenze e motivi personali. Entrambi hanno dei buoni motivi per ringraziarsi a vicenda.

L’interpretazione di Jake Gyllenhaal è probabilmente la cosa più positiva di Stronger; senza di questa, il film non avrebbe motivo di essere ricordato. L’attore riesce a sorreggere perfettamente il ruolo di Jeff Bauman, risultando molto convincente anche fisicamente. Lo vediamo afflitto, autoironico, rabbioso, infantile e combattivo. La sua è un’interpretazione a tutto tondo, che meritava più attenzione da parte della critica e qualche candidatura. Effettivamente, Gyllenhaal può ancora guadagnare una nomination agli Oscar ma, se il buongiorno si vede dal mattino, allora dubito che verrà preso in considerazione. Forse la sua valida prova attoriale è stata snobbata per colpa del film.

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Non male anche la recitazione di Tatiana Maslany nel ruolo di Erin, la compagna di Jeff, seppur talvolta risulti sopra le righe. Gli altri personaggi sono tristemente stereotipati, a partire dall’irritante madre alcolizzata che dà il figlio in pasto ai media, interpretata da Miranda Richardson.

È vero che Stronger in alcuni momenti appassiona, ma non si accende mai, restando sempre al di sotto delle proprie potenzialità. Il film aveva intenzioni pregevoli, ma è mancato quel guizzo che lo avrebbe distinto dalle altre pellicole sullo stesso tema. Ciò che resta è l’interpretazione di Jake Gyllenhaal e la storia di un uomo comune che, malgrado le avversità, è riuscito a trovare il coraggio di rialzarsi.

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