The Florida Project – La recensione


2016 - 2019, Recensioni / giovedì, Febbraio 1st, 2018

The Florida Project di Sean Baker è uno spensierato ma allo stesso tempo realistico affresco dell’infanzia.

thefloridaprojectarcobaleno

Il film segue le avventure di Moonee, Scooty e Jancey durante le vacanze estive in un’assolata Florida. Sede delle loro malefatte è il Magic Castle, un colorato motel gestito da Bobby (Willem Dafoe) che dovrebbe ospitare turisti giunti per Disneyworld e invece accoglie soprattutto persone disagiate, tra cui le famiglie dei primi due fanciulli.

La cinepresa vaga insieme ai piccoli protagonisti tra le abitazioni periferiche della Florida, che viste da fuori appaiono coloratissime e fiabesche, ma al loro interno nascondono emarginazione e squallore.

thefloridaprojectgiochi

Il film di Sean Baker gioca in effetti proprio sul contrasto tra la spensieratezza dei bambini e la dura realtà che li circonda. Il Magic Castle rappresenta per Moonee e gli altri un parco divertimenti dove combinarne di tutti i colori e, in effetti, con le sue facciate lilla, sembra voler imitare il castello della Disney nelle vicinanze. Eppure, non potrebbero essere più distanti: l’apparente mondo colorato cela desolazione e miseria.

The Florida Project racconta una storia di emarginazione pur non eccedendo in pietismi; l’occhio della cinepresa si limita ad osservare e descrivere la realtà senza esprimere un giudizio.

Sean Baker cattura ogni movimento e battuta spontanea dei piccoli interpreti, con una tecnica quasi documentaristica. Oltre ad adottare il punto di vista dei bambini, adatta la telecamera alla loro altezza, così lo spettatore può immedesimarsi completamente con loro. Il regista ricorre inoltre a campi lunghi e panoramiche per descrivere meglio il contesto in cui Moonee e gli altri vivono. Il Magic Castle mi ha vagamente ricordato il Grand Budapest Hotel del film di Wes Anderson.

thefloridaprojectmagicastle

Irresistibile Brooklynn Prince, una sboccata e pestifera Moonee. A suo agio anche l’emergente Bria Vinaite nei panni della madre disastrata e amorevole. Willem Dafoe interpreta con credibilità e pacatezza il suo personaggio, che da un lato è costretto ad alzare la voce per far rispettare le regole del motel da lui gestito, ma dall’altro ha a cuore i propri ospiti, specialmente quelli meno fortunati.

thefloridaprojectdefoebria

In aggiunta alla candidatura agli Oscar di Willem Dafoe, non avrebbero certo stonato una nomination alla fotografia di Alexis Zabé e una a Sean Baker per la regia (premiata invece al Festival di Cannes, ai National Board of Review Awards e dai critici di New York). Forse è ancora troppo presto affinché un film del genere possa ricevere più attenzione dall’Academy, anche se devo dire che ultimamente qualcosa si sta muovendo per i film indipendenti, visto il consenso ricevuto da Lady Bird, Call Me by Your Name o The Disaster Artist.

In definitiva, The Florida Project è un’opera visiva interessante e personale, che colpisce lo spettatore senza essere eccessivamente drammatica.

Seguimi anche su Facebook e Instagram!

Un Commento a “The Florida Project – La recensione”

  1. […] Trovo interessante ma opinabile la scelta dell’Academy di inserire in cinquina tutte fotografie piuttosto simili (ad eccezione di quella di Roger Deakins per Blade Runner 2049, giustamente premiata) e tendenzialmente scure. Secondo me avrebbe giovato candidare una fotografia calda per differenziare maggiormente la categoria, ad esempio quella di Call Me by Your Name oppure quella di The Florida Project. […]

I Commenti sono chiusi.