The Matrix: il cinema contemporaneo tra intrattenimento ed enigmi spazio-temporali


Approfondimenti / lunedì, Maggio 7th, 2018

A partire dagli anni Ottanta (periodo in cui si fa risalire l’etichetta di “cinema contemporaneo”), un film viene visto come un oggetto di consumo, capace di attirare una rete di profitti laterali. È in questi anni infatti che nasce il franchising: l’uscita del film è accompagnata dalla vendita di gadget, libri, fumetti, dischi e videogiochi inerenti.

Da un punto di vista stilistico, lo stile post-moderno (o contemporaneo) è una sintesi dialettica tra lo stile classico e quello moderno: da un lato persistono i generi e la narrazione classica, dall’altro vengono riprese anche le “attrazioni” (ovvero gli effetti speciali), questa volta ottenute soprattutto attraverso i computer. Generalmente, lo spettatore postmoderno va al cinema per svagarsi, si aspetta film dalla trama semplice ma non necessariamente scontata, e di essere intrattenuto dagli effetti speciali.

Non tutti i film contemporanei sono di facile comprensione; alcuni sono dei veri e propri mind game, degli enigmi spazio-temporali, ed è compito dello spettatore ricostruire l’ordine della narrazione. Esempi di questa tipologia di film sono Pulp Fiction di Quentin Tarantino, Memento e Inception di Christopher Nolan. Il regista che però ha saputo rappresentare meglio il mistero delle immagini è David Lynch. Nei suoi film, mondo reale e mondo immaginario si confondono, i nessi narrativi vengono indeboliti al massimo; le sue pellicole sono contro le aspettative di comprensione lineare, c’è la mancanza deliberata di uno sguardo d’insieme e di coesione interna poiché vogliono rappresentare il caos del mondo.

Un’altra caratteristica dei film contemporanei (o post-moderni) è la citazione. Molti film di questi anni citano altri film del passato, sia con le parole che con le inquadrature. Questo si verifica perché i cineasti hanno la convinzione pessimistica che il cinema abbia già detto tutto quello che doveva dire, dunque all’artista non resta altro che riutilizzare il materiale preesistente. Esempi di pellicole ricche di citazioni sono Blade Runner (1982) di Ridley Scott e i due volumi di Kill Bill (2003-2004) di Quentin Tarantino. In questa tipologia di film c’è un diretto coinvolgimento dello spettatore, chiamato a riconoscere tutte le citazioni presenti.

The Matrix (1999) di Andy e Larry Wachowski rappresenta alla perfezione il cinema contemporaneo, sia per gli aspetti produttivi, sia per quelli narrativi e stilistici.

A livello produttivo, i fratelli – oggi sorelle – Wachowski, avevano già in mente di fare una trilogia per accrescere i profitti. Infatti a The Matrix seguirono The Matrix Reloaded (2003) e The Matrix Revolutions (2003). Oltretutto, venne fatto un grosso lavoro di franchising: l’uscita dei film venne accompagnata dalla vendita di una serie di prodotti inerenti, ad esempio i videogiochi.

Da un punto di vista narrativo e stilistico, The Matrix fa del digitale il suo tema principale e, con una serie di effetti speciali realizzati per la prima volta proprio in digitale, vuole essere un film di intrattenimento e d’azione. Allo stesso tempo, The Matrix contiene elementi di fantascienza e contenuti filosofici non scontati. Inoltre, il film gioca su molteplici piani di realtà ed è quindi un mind game film, ovvero un enigma spazio-temporale. Insieme a Neo (Keanu Reeves), lo spettatore è accompagnato da Morpheus nella scoperta della vera realtà, dunque c’è un’identificazione tra spettatore e personaggio.

Per l’aspetto grafico del film, i Wachowski trassero ispirazione dalla graphic novel Hard Boiled di Geof Darrow. Proprio Darrow venne incaricato di fare delle storyboard, che poi diventarono le scenografie del film, come la navicella o i feti nell’albero. In The Matrix sono presenti anche le arti marziali: le lotte sospendono la narrazione, sono una sorta di attrazione, o un film nel film; non sono scazzottate, ma sembrano un balletto cinematografico. Per ottenere questo effetto, i Wachowski si rivolsero a Yuen Wo Ping, regista e coreografo di combattimenti.

Sulla base di alcune analisi del fotografo Muybridge, i registi del film crearono il bullet time: questo effetto consiste in improvvisi accelerazioni o rallentamenti. Per ottenerlo, lo studio veniva cosparso di tante macchine digitali, in successione sulla stessa linea. Queste scattavano tantissime immagini (200 al secondo, invece di 24) per ogni gesto, e permettevano il rallentamento o l’accelerazione. Un esempio di bullet time è la sequenza dell’arrivo di Neo e Trinity al quartier generale: la velocità del montaggio aumenta, mentre i movimenti sono in slow motion.

giphy (6)

Un altro effetto speciale utilizzato per la prima volta in The Matrix è il morphing, per esempio quando l’agente Smith si reincarna in un’altra persona.

Come altri film contemporanei, The Matrix contiene numerose citazioni. Nella sequenza della pillola blu o rossa, Neo tocca uno specchio con il dito e lo deforma: questa scena è una citazione del film surrealista Orfeo di Cocteau. Lo stile visivo del film è caratterizzato da un diverso uso del colore: nelle sequenze della realtà reale i toni sono scuri e prevale il nero, mentre nella Matrice il colore dominante è il verde, ottenuto attraverso luci particolari o tramite la correzione del colore dopo la stampa della pellicola; questo uso simbolico del colore ricorda quello fatto da Michelangelo Antonioni nel film Deserto Rosso (1964). Infine, già per l’idea di unire fantascienza e filosofia, The Matrix rimanda a 2001: Odissea nello spazio, ma non solo: i feti sedati dalle macchine ricordano lo star child, oppure, le macchine si ribellano agli uomini e li tengono in pugno proprio come Hal 9000 con i membri del suo equipaggio.

 


Bibliografia:

  • L’avventura del cinematografo. Storia di un’arte e di un linguaggio, Sandro Bernardi, Marsilio, 2007.

4 Commenti a “The Matrix: il cinema contemporaneo tra intrattenimento ed enigmi spazio-temporali”

  1. La Storia! Se si pensa pure alla narrazione che si sviluppa proprio attraverso i vari giochi, cartoni animati etc… o alle innumerevoli metafore cui si presta! Ho assistito ad almeno 2 lezioni (di 2 prof diversi) non di cinema, in cui l’insegnante si aiutava col continuo paragone a Matrix!
    Kalso

I Commenti sono chiusi.