Il nuovo film dei Manetti bros, presentato oggi a Venezia, è un omaggio alla sceneggiata napoletana, un musical originale e gustosissimo.
Come si può dedurre dal titolo, è una storia d’amore inserita nel contesto dalla malavita partenopea.
Ammore e Malavita è unico nel suo genere proprio perché unisce la canzone napoletana ai film gangster. I momenti musicali sono alternati alla prosa, ma non sono dei semplici intermezzi che fungono da pausa nella storia, bensì servono per far scorrere la narrazione. Tranne qualche cantante presente nel cast, gli attori possono permettersi anche di stonare, in quanto cantano con la voce del loro personaggio, quindi non necessariamente con una bella voce.
Il film è pieno di riferimenti cinematografici, evidenti in alcune inquadrature ma anche espressi tramite la voce di Maria, la moglie di Don Vincenzo appassionata di cinema, impersonificata da Claudia Gerini. Troviamo citazioni di Tarantino, 007, Flash Dance, Ritorno al futuro, e così via. In un balletto, coreografato da Luca Tommassini, si cita addirittura Michael Jackson e il videoclip di Thriller. Tutti questi riferimenti non fanno altro che arricchire positivamente il film, rendendolo ancor più coinvolgente. Lo scopo principale di questi riferimenti non è infatti fare una riflessione metacinematografica, ma quello di far divertire.
Pure le canzoni originali vanno a creare numerosi momenti esilaranti, ma vengono utilizzate anche per amplificare e esagerare le scene di maggior pathos, come nel caso del litigio tra le due tigri Ciro/Rosario, che grazie alla musica assume un tratto drammatico.
In questo film Napoli viene raccontata nei suoi pregi e difetti; viene quasi presa in giro nella scena spassosissima del balletto a Scampia, ma allo stesso tempo ritratta come una città gioiosa e piena d’amore.
Molto valide le interpretazioni di tutti gli attori. La romana Claudia Gerini è una convincente e napoletanissima Donna Maria, senza però cadere nella caricatura. Azzeccato Giampaolo Morelli nel ruolo del sicario Ciro: in questo caso, la sua monoespressività risulta vincente e adeguata per interpretare il ruolo del duro. Carlo Buccirosso è un divertente Don Vincenzo, mentre Serena Rossi è Fatima, una dolce infermiera ed ex fidanzatina di Ciro.
Tutto nel film dei fratelli Manetti è esagerato, dalle espressioni degli attori, passando per la musica utilizzata, l’uso ossessivo del rallenty, la fotografia satura. I due registi non si sono fatti mancare neanche una trasferta a New York, dove sono ambientate alcune scene. Se in un altro genere di film il troppo avrebbe “stroppiato”, qui l’esagerazione è necessaria e mai noiosa.
Insomma, Ammore e Malavita è un film di amore e pallottole, con sottofondo musicale napoletano. Da non perdere per la sua originalità.
[…] d’Argento assegnati a Loro di Paolo Sorrentino. Premiati anche Chiamami col tuo nome e Ammore e Malavita, rispettivamente con uno e due […]