Il colore nascosto delle cose si presenta come un film mediocre, semplice e dimenticabile. Probabilmente non c’è nemmeno l’intento di creare qualcosa di grande o originale, ma semplicemente di realizzare qualcosa di ordinario.
Il film parla di Emma (Valeria Golino), un’osteopata non vedente dall’età di 17 anni, e del suo incontro con il pubblicitario latin lover Teo (Adriano Giannini). I due, nonostante vari problemi personali soprattutto da parte di lui, si innamoreranno.
Come succede spesso, nonostante la cecità, Emma vive la sua vita in maniera completa, non rinuncia a niente ed anzi si spinge sempre oltre, provando emozioni nuove, che forse non avrebbe provato se fosse stata vedente. Al contrario, Teo è un uomo irrequieto: esce da un letto ed entra in un altro; ha paura ed è in fuga dal suo passato. Teo è quindi il vero cieco del film, ma nel corso della pellicola compirà un percorso di riconciliazione con se stesso e con la sua famiglia. Nadia, ragazza appena diventata non vedente, si trova esattamente a metà strada tra Teo e Emma: ha paura di affrontare il mondo da sola ed è piena di rabbia, ma alla fine trova il coraggio di avventurarsi da sola nella vita.
L’idea di trattare il tema della cecità in modo non drammatico non ha nulla di originale ma è sicuramente una scelta azzeccata. Emma ha accettato la sua malattia così come Patty, mentre per la giovane Nadia non è così. Sembra proprio che il regista voglia farci capire come sia stata l’adolescenza di Emma attraverso le difficoltà che riscontra Nadia con la malattia. Il superamento delle difficoltà della cecità è una tematica che rimane sullo sfondo della storia che invece si concentra sulla storia d’amore con Teo.
Un’altra tematica sviluppata in modo superficiale è quella che è racchiusa nel titolo, ovvero il percepire il mondo non più attraverso l’apparenza ma tramite gli altri sensi e la percezione. Escluse un paio di battute fra i due protagonisti, quest’idea interessante è poco sviluppata e emerge solo attraverso alcune azioni della quotidianità anche piuttosto fantasiose.
L’unico filone che segue il film è quindi quello del rapporto fra i due, piuttosto stereotipato sebbene il personaggio di Emma possa risultare interessante. Le scelte di Teo sono abbastanza prevedibili, mentre quelle di Emma, che non vuole essere considerata povera o bisognosa, talvolta risultano un po’ eccessive.
Valeria Golino è entrata in contatto con un gruppo di non vedenti per poter rendere più realistico il personaggio di Emma. L’attrice ha rivelato di aver avuto alcune difficoltà nella realizzazione del film, in particolare nel riuscire a non vedere pur vedendoci, ad isolarsi dal mondo, e soprattutto nel non dover utilizzare gli occhi per trasmettere le emozioni, cosa insolita di solito per un attore.
Un finale prevedibile così come lo sviluppo della storia, sebbene la sceneggiatura non sia poi così banale e romanzata. Il colore nascosto delle cose è un film che se avesse partecipato in concorso a Venezia avrebbe destato numerose critiche, mentre come pellicola fuori concorso può anche essere d’intrattenimento e gradevole.
Più che opera cinematografica questo film sembra essere adatto al piccolo schermo, come prodotto mediocre senza troppe pretese.