Venezia 74: Suburra – La serie, la recensione 


2016 - 2019, Festival, Recensioni, Venezia 74 / lunedì, Settembre 4th, 2017

Sono stati presentati alla Mostra del Cinema di Venezia i primi due episodi di Suburra – La serie, che hanno convinto il pubblico e la critica.

L’intro del primo episodio è veramente ben fatto: una carrellata all’indietro inquadrando San Pietro, il sindaco di Roma che si dimette, un prete che partecipa ad un’orgia.
I temi sono ancora quelli del film: la corrruzione, il denaro, la cocaina, la sete di potere. Nessuno dei personaggi coinvolti sembra potersi salvare dalla suburra, la zona dove si incontrano i malviventi.

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L’impressione di queste due prime puntate è che Suburra – la serie sia stata concepita come una sorta di prequel dell’omonimo film: infatti, ritroviamo Spadino e Numero 8 ma più giovani, interpretati anche qui da Giacomo Ferrara e Alessandro Borghi in maniera molto valida. Rispetto al film, ci sono nuovi personaggi, come Lele (Edoardo Valdarnini), un narcisistico e aspirante criminale figlio di un poliziotto, oppure Sara Monaschi (Caludia Gerini), una donna ambiziosa che tiene i conti dei monsignori. New entry pure Filippo Nigro nel ruolo del politico con gli ideali costretto però a entrare in combutta con i malfamati per poterli realizzare. Samurai è invece Francesco Acquaroli. Anche se inizialmente le storie dei personaggi vengono narrate separatamente, poi si intrecciano inevitabilmente.

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Recitata interamente in romanesco e ciociaro, con qualche dialogo anche in sinti, questa serie è ricca di momenti esagerati ma allo stesso tempo esaltanti. Ovviamente non potevano mancare dei brani musicali adeguati: nei titoli di coda sentiamo “7 vizi capitale”, e durante una scena epica è stata inserita anche “Pop-porno”. La colonna sonora originale è riducibile a due temi, uno per le scene di tensione e violenza, caratterizzato dalle trombe, l’altra per quelle emozionanti, dove emerge soprattutto il violino.

La città di Roma, e l’alone di corruzione che la circonda, è il motore di tutti gli eventi, perciò viene messa in risalto visivamente, attraverso una scenografia mozzafiato, con numerose inquadrature e carrellate dei palazzi barocchi. Notevole anche il lavoro della fotografia, caratterizzata da toni notturni nelle scene esterne e luci quasi psichedeliche negli interni, come il rosso e il verde. La regia di Michele Placido è standard ma azzeccata, soprattutto nelle scene violente, utilizzando qualche volta anche la macchina a spalla.

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Bisogna ammettere che, durante la visione, le puntate non scorrevano in modo fluido, risultando leggermente lente. Forse 10 puntate sono un po’ troppe e potevano essere ridotte. La tensione però si sente ed è ben bilanciata, emergendo anche in momenti dove non ce la si aspetta.

Un prodotto simile ad altre produzioni italiane, ma che può essere ben accolta all’estero. Tutto sommato, credo che continuerò a seguire la serie, che sarà disponibile su Netflix dal 6 ottobre.

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