Venezia 74: The Shape of Water – La recensione


2016 - 2019, Festival, Recensioni, Venezia 74 / giovedì, Agosto 31st, 2017

The Shape of Water è finora il film più applaudito tra quelli che abbiamo visionato in questi primi due giorni della Mostra del Cinema. In effetti, il nuovo film di Guillermo Del Toro ha tutte le carte in regola per essere uno dei favoriti, e non solo qui a Venezia.

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The Shape of Water è un film completo, soddisfacente e in linea con gli altri lavori del regista. La storia non è sicuramente originale, ma è ben trattata, ha uno stile molto autentico, e degli spunti molto personali.
Merito innanzitutto di una sceneggiatura decisamente dettagliata, con personaggi sia principali che secondari descritti e caratterizzati minuziosamente. La protagonista è Elisa (Sally Hawkins), donna delle pulizie presso un laboratorio della NASA, orfana e affetta da mutismo che ha una vita abitudinaria; vive sopra ad un cinema non molto frequentato, accanto a Giles (Richard Jenkins), il pittore che si occupa di pubblicità, un uomo di mezza età che si sente un perdente e solo. I due personaggi hanno un rapporto padre-figlia molto commovente e si aiutano per combattere la solitudine. Elisa trova compagnia anche nella collega Zelda (Octavia Spencer), che si lamenta sempre del marito e dei piedi che le fanno male. Quando a lavoro arriva una strana creatura marina (e un nuovo addetto alla sicurezza, lo spregevole Strickland/Michael Shannon), Elisa sembra essere l’unica a non provare paura della creatura ed anzi, riesce ad entrarci in comunicazione tramite il linguaggio dei segni. Tranne un medico in combutta con i russi (a proposito, il film è ambientato nel 1962, in piena crisi missilistica), tutti gli altri del laboratorio sono fermamente convinti che la creatura sia pericolosa e intendono servirsene per capire come portare l’uomo sulla Luna.

La vicenda, travestita da fiaba fantasy, in realtà pone in cattiva luce alcuni degli atteggiamenti tipicamente americani (la sete di grandezza, l’uomo forte… ), non risparmiando però neanche i russi. Il tema centrale resta comunque l’amore, che trionfa sulla paura. Elisa e la creatura sono speciali, e proprio per questo instaurano un legame molto forte, che sfocia anche in un rapporto amoroso.

Colpisce innanzitutto lo stile del film: siamo negli anni ’60 e lo stile della fotografia è molto saturo, caratterizzato da gialli e verdi che trapelano da alcune ambientazioni più scure. Altri colori predominanti del film sono “subacquei”, come l’azzurro, il verde scuro, ma anche il rosso che, man mano che la vicenda prosegue, è sempre più presente, ad esempio nei vestiti di Elisa. Ci sono veramente molte immagini poetiche, e le musiche di Alexander Desplat amplificano maggiormente le emozioni suscitate. Gli anni ’60, ben delineati anche grazie alle musiche, fanno da contorno al film anche per alcune tematiche e danno un taglio piuttosto originale ad una pellicola fantasy.
Alcune scene sono davvero mozzafiato, e in particolare è descritta con una certa dolcezza la storia d’amore che è il fulcro della pellicola. Colpisce come in The Shape of Water combacino perfettamente più generi, come appunto il dramma, il fantasy e la commedia. Probabilmente la parte comica è quella meglio riuscita, spesso a sfondo sessuale ma comunque molto delicata. Convive all’interno di questo insieme di fatti ed emozioni, delle scene molto violente e a sfondo sessuale, che vogliono rappresentare la quotidianità della protagonista a tuttotondo.
Credo tuttavia che The Shape of Water si dilunghi un po’ troppo nella storia d’amore, andando ad enfatizzare troppe volte alcuni gesti romantici che sfiorano la pateticità. A tratti risulta eccessiva anche la colonna sonora che, sebbene le musiche rappresentino perfettamente un’atmosfera sia romantica che misteriosa, sono forse troppo presenti.

I personaggi sono caratterizzati benissimo a partire da quelli secondari come Zelda, che si sposa benissimo sul carattere di Octavia Spencer che ha già interpretato similmente altri ruoli. Spicca su tutti Elisa, il personaggio di Sally Hawkins, che dà un’ottima interpretazione della ragazza muta tanto da far pensare ad una possibile vittoria come Migliore interpretazione femminile.
Direi decisamente più stereotipato il personaggio di Michael Shannon, Strickland, forse un antagonista un po’ troppo classico e già visto.

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In conclusione, possiamo definire The Shape of Water utilizzando le parole dello stesso regista: “un film innamorato del cinema e dell’amore.”

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