Venezia 75: First Man – La recensione


2016 - 2019, Festival, Recensioni, Venezia 75 / giovedì, Agosto 30th, 2018

Film d’apertura della 75ª Mostra del Cinema di Venezia, First Man di Damien Chazelle è una pellicola rivolta al grande pubblico, pur avendo un’anima autoriale.

First Man ripercorre le numerose missioni svolte dalla Nasa per portare l’uomo sulla Luna tra il 1961 e il 1969, concentrandosi sulla vita privata del protagonista Neil Armstrong (Ryan Gosling).

Il film di Damien Chazelle si muove tra i generi drammatico, biografico e fantascientifico. Gli eventi dolorosi raccontati nel film (la perdita di una figlia per Armstrong e il sacrificio di vite umane per portare l’uomo sulla Luna) vengono affrontati dalla sceneggiatura – firmata da Josh Singer – con rispetto e senza scadere nel melodrammatico. Piuttosto che concentrarsi sui progressi compiuti dalla Nasa, il film procede di funerale in funerale, di fallimento dopo fallimento, fino alla “conquista” finale, che per Armstrong ha più il sapore della fine di un incubo e di un nuovo inizio per la sua famiglia. Le scene nello spazio sono in minima parte silenziose e quiete – con balletto delle navicelle su motivi classicheggianti alla 2001: odissea nello spazio annesso – mentre più in generale appaiono frenetiche e claustrofobiche.

Il ritmo del film è incalzante, nonostante la durata non sia delle più brevi (2 ore e 15). Merito anche delle belle musiche di Justin Hurwitz, già autore della colonna sonora di La La Land.

In First Man, lo stile registico di Damien Chazelle sembra aver raggiunto la maturità artistica, perdendo però in parte quello sguardo poetico e leggero caratterizzante il film precedente; probabilmente ha contribuito il fatto che, per la prima volta, Chazelle abbia raccontato la storia di qualcun altro e non una sua esperienza, come invece nel caso di Whiplash e del già citato La La Land.

Ryan Gosling si dimostra all’altezza del ruolo del reticente e tenebroso Neil Armstrong, interpretandolo come un Gary Cooper. La sua “monoespressività” è qui più che mai funzionale, soprattutto nei momenti di maggiore drammaticità, in cui le emozioni tendono ad implodere più che ad esplodere. Bene anche Claire Foy nel ruolo della moglie; sebbene al suo personaggio manchi un po’ di mordente, l’attrice inglese è riuscita a dare la giusta interpretazione, risultando misurata ma non anonima.

First Man è in definitiva un film di stampo classico che si avvale delle tecniche moderne e che racconta, atipicamente, la storia di un Uomo, di un padre di famiglia, più che di un eroe.

Un Commento a “Venezia 75: First Man – La recensione”

  1. […] First Man, la prova del nove di Damien Chazelle, è un film convincente, sia per la scelta di raccontare l’Armstrong padre di famiglia invece che l’eroe americano, sia registicamente parlando, sebbene Chazelle sembra aver messo da parte – almeno per questo film – lo sguardo poetico che caratterizzava La La Land. Convince anche Zan (Killing) del giapponese Tsukamoto; se non altro perché dimostra che è ancora possibile fare un film di senso compiuto malgrado la durata di 80 minuti. […]

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