Venezia 75: Sulla mia pelle – La recensione


2016 - 2019, Festival, Recensioni, Venezia 75 / venerdì, Agosto 31st, 2018

Presentato nella sezione Orizzonti alla 75ª Mostra del Cinema di Venezia, Sulla mia pelle è un film di denuncia, appartenente a quello che Roberto Rossellini avrebbe chiamato “cinema utile”.

Il primo lungometraggio di Alessio Cremonini ripercorre gli ultimi sette giorni di vita di Stefano Cucchi, morto in carcere nel 2009 per le ferite procurategli da alcuni carabinieri la notte del suo arresto per spaccio.

Il film racconta con onestà intellettuale l’odissea vissuta da Cucchi, mostrando i vari stratagemmi adottati dai carcerieri per evitare le responsabilità, nonché i continui spostamenti da penitenziario a penitenziario e le frustranti procedure burocratiche che rendono impossibile ai familiari di Stefano di rivederlo prima della sua morte.

È sbagliato generalizzare ma credo che il film, visto come sono andate le cose, non abbia esagerato nel raccontare la leggerezza, per non dire il menefreghismo, di chi ha incontrato Stefano durante quella famosa settimana. Se da un lato viene denunciato il modo di operare nelle carceri – modo che non si limita soltanto a questo caso in particolare ma che potrebbe riguardare qualunque carcerato – dall’altro Cucchi viene rappresentato nelle sue ingenuità e debolezze, sebbene queste non siano necessariamente negative e siano legate alla sua debolezza data dalle circostanze.

Nel corso della pellicola, il regista Alessio Cremonini dimostra di voler alleggerire, nei limiti del possibile, il carico di drammaticità del suo film: ne è un esempio la scena delle percosse, in cui la macchina da presa resta fuori dalla stanza dentro la quale i carabinieri spingono rabbiosamente Cucchi. Anche la scelta di fermarsi alla morte di Stefano e di non mostrare la battaglia legale della sorella Ilaria – che viene comunque accennata nel finale con immagini e registrazioni reali – è azzeccata, in quanto evita al film di sfociare nella retorica. Anche se la vicenda viene narrata con distacco, la rabbia e la commozione sono inevitabili, perché il caso Cucchi è un fatto che ancora oggi fa i conti con le nostre coscienze.

Dal punto di vista interpretativo, ottimo è il lavoro dei camaleontici Alessandro Borghi e Jasmine Trinca, che somigliano in modo impressionante a Stefano e Ilaria Cucchi; il primo soprattutto vocalmente, la seconda fisicamente. Entrambi regalano un’interpretazione sentita e di grandissima umanità, in special modo Borghi, che si conferma ancora una volta uno dei migliori attori italiani del momento.

Sulla mia pelle è un bellissimo film di impegno civile, nella migliore tradizione italiana. Un pugno allo stomaco sferrato senza retorica, perché i lividi sulla pelle di Stefano parlano da soli.

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