Good Time – La recensione


2016 - 2019, Recensioni / domenica, Novembre 12th, 2017

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2017, dove si è aggiudicato il premio per la migliore colonna sonora, Good Time è un thriller metropolitano dalle atmosfere anni ’80, diretto dai fratelli Josh e Ben Safdie, con Robert Pattinson nel ruolo del protagonista.

In seguito ad una rapina finita con l’arresto del fratello mentalmente disturbato, Connie è disposto a tutto pur di farlo uscire di prigione.

Immagine correlata

Good Time è un film ad alto tasso di adrenalina. La vicenda si svolge infatti nell’arco di 24 ore, ed è perciò narrata con un ritmo serrato. Fino a qui, niente di nuovo per un thriller metropolitano, ma i veri punti di forza del film sono sicuramente la regia dei Safdie e la fotografia curata da Sean Price Williams.

La corsa contro il tempo di Connie per salvare suo fratello Nick diventa puro piacere cinematografico attraverso eleganti e inaspettati movimenti di camera, primi piani opprimenti e scattanti, ed esplosioni (anche nel vero senso della parola) di colori fluo, caratteristici degli ambienti urbani notturni. Il colore che più salta all’occhio dello spettatore è il fucsia, spesso mischiato al rosso. Lo vediamo infatti sulle pareti, nei vestiti, nelle luci delle insegne dei negozi, perfino sui soldi e addosso ai protagonisti, proprio come se partecipassero ad una Color Run.

Toccando i temi della criminalità e della disabilità mentale, Good Time presenta anche un contenuto etico, che giustamente non viene calcato in modo eccessivo, ma lasciato sullo sfondo. Connie potrebbe aver compiuto la rapina per assicurare a lui e a Nick un futuro migliore, ma allo stesso tempo non esita a coinvolgere il fratello pur sapendo che non sarebbe riuscito a scappare se le cose si fossero messe male. Il tentativo di salvare Nick può quindi essere visto come un atto di redenzione, ma anche in questo caso Connie non si fa nessuno scrupolo pur di realizzare il suo scopo. Assistiamo infatti più volte a gesti egoistici e disturbanti da parte di Connie, tanto che difficilmente riusciamo ad entrare in empatia con lui. Questo non deve però essere visto come un difetto della pellicola, in quanto se i Safdie avessero voluto farci prendere le parti di un personaggio, questo sarebbe stato Nick, così debole e così innocente. Allora, forse non è un caso se la canzone dei titoli di coda, scritta appositamente per il film da Iggy Pop, si intitoli The Pure and the Damned.

Probabilmente è per la mancanza di profondità psicologica del suo personaggio che Robert Pattinson riesce ad essere un Connie convincente, reggendo praticamente tutto il film sulle sue spalle.

Immagine correlata

La colonna sonora è decisamente elettronica, e ben accompagna le scene di maggior tensione, talvolta addirittura sovrastando i dialoghi.

In definitiva, Good Time non aggiunge nuovi contenuti al filone dei thriller metropolitani, ma è sicuramente uno dei titoli visivamente più interessanti di questo 2017.