Loving Vincent – La recensione


2016 - 2019, Recensioni / mercoledì, Ottobre 18th, 2017

Loving Vincent, in italiano traducibile come “Con affetto, Vincent“, è il primo film interamente dipinto su tela. Sì, avete letto bene: dipinto. È stato infatti realizzato da più di 100 artisti di tutto il mondo che, attraverso la tecnica rotoscope, sono partiti dal girato con gli attori in carne ed ossa per poi trasportarlo sotto forma di dipinti, andando a rielaborare oltre mille tele dello stesso Van Gogh, per un totale di 65 000 fotogrammi.

Siamo ad un anno dalla scomparsa di Vincent Van Gogh. Armand Roulin, il figlio del postino personale dell’artista, va alla ricerca di Theo van Gogh per consegnargli l’ultima lettera scritta dal fratello. Durante il suo viaggio, Armand entra in contatto con conoscenti e amici di Vincent e, grazie ai loro racconti, riesce a ricostruirne la vita e la morte.

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Loving Vincent è un’esperienza visiva unica nel suo genere. È infatti un film d’animazione sulla vita di Vincent Van Gogh, realizzato nello stile pittorico dell’artista stesso.

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Ogni inquadratura è un omaggio alle opere del pittore olandese, e le persone da lui ritratte sono i personaggi stessi del film. In un certo senso, sono proprio i soggetti dei quadri di Van Gogh a parlare per lui. Non è un caso infatti che il film si apra proprio con una citazione di Vincent sul rapporto tra l’artista e le sue opere:

La verità è che noi [pittori] non possiamo parlare altro che attraverso i nostri dipinti

​La vita e la morte di Van Gogh vengono dunque raccontate tramite il punto di vista dei suoi conoscenti e amici, nonché soggetti principali dei suoi quadri. Ritroviamo il postino Roulin, il medico Gauchet, il venditore di colori Tanguy, e molti altri. Ogni personaggio dipinto si anima sullo schermo, e contribuisce a ricostruire la personalità sfaccettata del controverso artista.

Gli attori che si sono prestati a dare un corpo ai personaggi dei quadri di Van Gogh sono molti e piuttosto simili agli originali. Nel cast troviamo Douglas Booth nei panni del giovane Armand Roulin, Jerome Flynn e Saoirse Ronan in quelli del medico Paul Gauchet e di sua figlia, insieme a Helen McCrory, Eleanor Tomlinson, Aidan Turner e Robert Gulaczkyk.

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In ordine: l’attore Douglas Booth, il ritratto di Armand dipinto da Van Gogh e il dipinto realizzato per il film

L’animazione rimanda ai cartoni ormai, ahimè, vecchio stampo, e per questo è ancora più magica. La tavolozza dei colori è la stessa che usava Van Gogh, quindi siamo totalmente immersi nei colori caldi del paesaggio della Provenza che il pittore amava tanto dipingere. Letteralmente da capogiro sono quelle sequenze dove ogni grossa pennellata sembra prendere vita e muoversi.

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I flashback sulla vita di van Gogh sono visivamente distinti dal resto del racconto attraverso l’utilizzo del bianco e nero. Così, il pittore ci viene presentato al passato, e soltanto al termine della pellicola lo vediamo a colori, nel famosissimo autoritratto.

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Loving Vincent è in definitiva un omaggio sentito e commovente ad una delle personalità più interessanti del panorama artistico. Dispiace che in Italia sia stato distribuito nelle sale soltanto per tre giorni, ma se avete occasione di recuperarlo, non perdetelo!

Un Commento a “Loving Vincent – La recensione”

  1. […] Ha vinto la poetica colonna sonora di Alexander Desplat, che ho comunque apprezzato, ma a mio parere il vero vincitore resta Jonny Greenwood per Phantom Thread. Detto questo, come si può candidare la colonna sonora di Star Wars che è la stessa dal 1977? Se volevano nominare a tutti i costi John Williams, avrebbero fatto meglio ad inserire la colonna sonora di The Post, anche se personalmente avrei ceduto il posto a Clint Mansell e la splendida colonna sonora del film d’animazione Loving Vincent. […]

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