CineLibri #1 – Brin, Calvino, Sciascia


Cinema & Co. / sabato, Aprile 17th, 2021

Piccoli sogni di vestiti e d’amore. Scritti sul cinema 1939-1946

“Piccoli sogni di vestiti e d’amore. Scritti sul cinema 1939-1946” di Irene Brin (a cura di Tommaso Mozzati), Archinto, 2019, pp. 280, € 24,00.

Irene Brin, oltre ad essere giornalista, consigliera di bon ton e gallerista raffinata, fu anche una frequentatrice appassionata di sale cinematografiche, una critica esigente, commentatrice della carriera e dei guardaroba di star e starlettes. Il volume presenta una ricca selezione dei suoi scritti «dimenticati», dedicati all’arte luminosa delle pellicole: un lato inedito della scrittura di Irene, ironica e brillante, in grado di gettare uno sguardo caustico sullo star system e i sogni di celluloide. La raccolta, curata da Tommaso Mozzati, contiene recensioni di film, ritratti delle dive e – forse ancor più interessanti – ritratti di alcuni cinema, soprattutto romani, e dei loro frequentatori.

“Sono le stars nostrane, le nostre divinità domestiche, belle ragazze eleganti e qualche volta ricche, che incontriamo ogni giorno davanti a Mangini o negli scintillanti meandri di via Luccoli e di Campetto. Vicine e lontane, quasi fasciate di un’aria soprannaturale di insensibilità, così perfettamente irreali, con quei visetti lavorati, quei movimenti ritmati e quelle voci alte e fredde di uccellini beneducati. Tutte le noie della folla, tutte le intemperie le lasciano indifferenti, nella loro raggiunta perfezione, senza i nasi rossi e le labbra viola, che variamente affliggono, durante l’anno, il resto dell’umanità”.

— Irene Brin

Autobiografia di uno spettatore

“Autobiografia di uno spettatore” di Italo Calvino in “La strada di San Giovanni”, Mondadori, 2019, pp. 152, € 12,00. Edizione in foto pubblicata in edicola su concessione dell’editore.

Nella Autobiografia di uno spettatore, pubblicata per la prima volta nel 1974 come introduzione ai Quattro film di Federico Fellini, Calvino rivive la personale esperienza di fronte alla scoperta negli anni Trenta del cinema come arte e come spettacolo. Il racconto che egli fa non è tuttavia solo il bilancio di una passione privata, la rievocazione di una tappa sia pure importante in un personale processo di formazione umana ed estetica. Calvino intreccia la nascita di quelle emozioni con la storia di una generazione e, globalmente, con la storia italiana in mezzo a due guerre; in particolare, ricorda il veto sui film americani sotto il Fascismo come una privazione di un diritto. Lo scritto si chiude con un commento ai film di Federico Fellini.

“Andavo al cinema al pomeriggio, scappando di casa o di nascosto, o con la scusa d’andare a studiare da qualche compagno, perché nei mesi di scuola i miei genitori mi lasciavano poca libertà. La prova della vera passione era la spinta a ficcarmi dentro un cinema appena apriva, alle due. Assistere alla prima proiezione aveva vari vantaggi: la sala semivuota, come fosse tutta per me, che mi permetteva di sdraiarmi al centro dei ‘terzi posti’ colle gambe allungate sulla spalliera davanti; la speranza di rincasare senza che si fossero accorti della mia fuga, per poi avere il permesso di uscire di nuovo (e magari vedere un altro film); un leggero stordimento per il resto del pomeriggio, dannoso per lo studio ma favorevole alle fantasticherie”.

— Italo Calvino

“Questo non è un racconto”

“Questo non è un racconto” di Leonardo Sciascia (a cura di Paolo Squillacioti), Adelphi, 2021, pp. 170, € 13,00.

Nata alla fine degli anni Venti nel teatro di Racalmuto trasformato in cinematografo, e in seguito mutata in disinnamoramento, la passione di Leonardo Sciascia per il cinema ha suscitato, fra il 1958 e il 1989, acute riflessioni affidate ai rari scritti qui raccolti da Paolo Squillacioti: sul fenomeno del divismo, sulla rappresentazione al cinema della Sicilia, sul rapporto tra opere letterarie e riduzioni cinematografiche. Nonché splendidi ritratti: come quelli di Charlie Chaplin, con cui “si rideva fraternamente”, e di Gary Cooper, “eroe della grande e libera America” somigliante al sergente americano che nell’estate del 1943 avanzava al centro della strada “fulminata di sole” di un paese della Sicilia. Ma anche tre soggetti per il cinema, purtroppo non realizzati, per i registi Carlo Lizzani, Lina Wertmüller e Sergio Leone.

“È da un paio d’anni che frequento pochissimo il cinema. E le rare volte che ci capito, quasi mai resisto a vedere un film per intero. Perché sono arrivato ormai alla convinzione che non c’è film, per quanto buono, che valga un libro anche mediocre. E io, a quarantaquattro anni, ho ancora tanti grandi libri da leggere”.

— Leonardo Sciascia